Per una sovraintendenza degli alberi monumentali :
ridiamo vita alla Quercia!
di Antimo Palumbo
Viavai Maggio 2009
9.018.789 euro! Ovvero quasi 18 miliardi di lire del vecchio conio. A questa cifra è stato venduto il quadro di Lucio Fontana “Concetto spaziale Attesa”all’asta di Christie’s di Londra il 12 Aprile del 2008. Chi è Lucio Fontana? Come chi è ! E’ il famoso artista italiano che a partire dal 1949 iniziò a fare tagli sulla tela bianca. Si avete letto bene una tela bianca vuota con sopra solo dei tagli verticali. Forse dovremmo farlo conoscere (o semplicemente ricordare) ai nostri amministratori, sempre più presi e distratti da riunioni di partito, tavole rotonde, convegni che “così sembra” come Astolfo (nell’Orlando Furioso) hanno perso il senno e il punto di vista sui valori sui quali muoversi ed investire risorse. E se l’arte si trova nelle mani ( per fortuna) di critici e sovraintendenti ( che “intendono sopra” decidono cioè sopra i beni culturali e quale sia importante o no e quali risorse investire per preservarli) non succede la stessa cosa per gli alberi monumentali : esseri viventi secolari che ci regalano ancora foglie, fiori e frutti e che miracolosamente grazie a degli eventi casuali ed accidentali che li hanno tenuti lontani dalla scure espansionistica e deforestante degli uomini si trovano ancora vivi . La loro sorte invece quando gli succede qualcosa è in mano alla diagnosi dei tecnici “dottori delle piante”, agronomi, agrotecnici. Bravi dottori , e bravi chirurghi che passano le loro giornate nelle “sale operatorie della città” a tagliare e potare alberi e rami ,che però non guardano all’albero come a un valore storico e culturale. Non ne comprendono il loro valore economico e sociale. E così che quando si tratta di spendere 8000 euro per tentare di rialzare una quercia monumentale di 400 anni di età, la più grande di Roma i tecnici e i politici ai quali questi si affidano pensano che sia qualcosa di non conveniente. Pensare e agire poi con l’idea di “mi dispiace si che sia caduta, ma in fondo che ci possiamo fare, ci sono cose più importanti alle quali pensare” è segno di involuzione di valori e contenuti in una cultura, segno di imminente barbarie. Attila e il suo seguito che lasciavano dietro di loro il deserto non erano per questo chiamati barbari? Su questo lancio una storiella /quesito sulla quale potremmo tutti riflettere, prestare la nostra attenzione e proporre soluzioni : “ se una scimmia, svelta e dispettosa , scappata dal vicino Bioparco entrasse nella Galleria Nazionale d’Arte Moderna e rubasse un Fontana ( lo ripeto una tela bianca con dei tagli verticali sparsi nel mezzo) e lo portasse sulla cima più alta dell’edifico. Cosa succederebbe? Primo movimento: Il Sindaco e le autorità avvertite chiamerebbero i vigili ed i tecnici . I critici senz’altro sarebbero inorriditi e scandalizzati . Ci sarebbero articoli che rapidamente girerebbero su tutti i mezzi d’informazione del mondo (ricordate Piazza Navona tinta di rosso?) e dopo un consulto breve ed immediato si deciderebbe di investire energie e risorse economiche per tentare di salvare il quadro: un bene comune e nazionale. Ma se il parere vincolante fosse quello di un tecnico ( che sò un vigile o un custode) e non quello di un critico che potrebbe affermare “ Beh qual è il problema , prendiamo un’altra tela e la tagliamo allo stesso modo” quale pensate che fine faccia quel quadro? E che figura in Europa e nel Mondo ci farebbe l’Italia? E se ancora il tecnico dicesse –“ la scimmia sta scorticando il quadro e le percentuali di recuperarlo integro sono molto basse” che non tenteremmo ugualmente di recuperarlo e poi successivamente restaurarlo? Ecco, trasportando questa storiella nell’ambito degli alberi monumentali non è forse giunta l’ora di pensare ad una sopraintendenza degli alberi monumentali che non si occupi soltanto di censire e controllare ma anche di investire risorse economiche per mantenere e curare?. La quercia del Quadraro è ancora viva. Si può e si deve tentare di risollevarla. E’ la sopraintendenza “politica” (visto che quella culturale è ancora inesistente, e su questo ci lavoreremo nei prossimi anni ) che deve pensare questo intervento come necessario. Il giorno in cui questo succederà , il giorno in cui l’enorme gru passerà il cancello dell’area nei pressi del quale si trova l’antica quercia caduta sarà per tutta la città di Roma un grande evento. Il segno che la stoltezza degli uomini, del loro brusco allontanamento dai “veri valori” e dalla natura per la nuova estetica dei centri commerciali si può ancora fermare. Un regalo per i figli dei nostri figli che avranno ancora la possibilità di poter godere dell’ombra e della bellezza di un albero maestoso e secolare. Un albero che con i suoi 400 anni di età e la sua chioma globosa ci nutra e ci avvolga, un trait d’union tra la materialità della terra e la spiritualità del cielo : un albero che ci collega alla vita. Per questo usiamo la testa, ridiamo la vita all’albero.
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